Il profumo che il vento ruba agli ulivi
La cinta muraria medievale tra le meglio conservate del Molise e un impianto urbanistico che ancora ricalca quello originario, rendono interessante il piccolo borgo di Fornelli, naturalmente escludendo l’edificato più recente, anonimo e di cattiva qualità, che si estende fuori del nucleo storico. E’ quasi un miracolo che la cortina muraria si sia preservata, anche se le torri sono state adattate alle esigenze degli abitanti. Pur non presentando edifici di particolare richiamo architettonico, questo piccolo borgo è dunque apprezzabile per la compattezza del suo tessuto storico e urbano, rara in altri centri di questa regione. La sua esistenza ci è nota dall’anno 981, quando in una disputa giudiziaria sui castelli a servizio dell’abbazia di San Vincenzo al Volturno, entra anche il castellum quod Vantra nominatur, lo stesso che in un’altra parte del documento è chiamato castello de Vantra quod dicitur Fornellu.
L’intitolazione a San Michele Arcangelo della chiesa madre fa ritenere che il colle su cui essa sorge abbia visto il passaggio e il dominio dei Longobardi. La parte più alta del paese è occupata insieme dall’autorità religiosa e da quella civile, rappresentata dal palazzo baronale che ripete in gran parte l’impianto dell’antico castello longobardo. Sono invece del periodo normanno e angioino le sette torri inglobate nelle mura difensive che racchiudono il primitivo assetto urbano. La porta principale di accesso al centro storico era un tempo dotata di un ponte levatoio che si alzava sul fossato. Si entra nel borgo anche attraverso Porta Castello e Porta Nova, ingressi così esigui da impedire per fortuna l’accesso agli autoveicoli.
Il palazzo baronale, sorto sulle mura di cinta in corrispondenza della porta di piazza Umberto I, ha due torri circolari normanne inglobate nella facciata principale, i cui caratteri di severa simmetria sono ingentiliti da elementi tardo barocchi presenti nelle mensole dei balconi. Alla famiglia Laurelli si devono le ultime modifiche al palazzo, come la sopraelevazione a ridosso della chiesa madre.
La chiesa di San Michele Arcangelo, su cui svetta il campanile del 1738, fu consacrata nel 1746. La recente manomissione dell’alta copertura a volta ne ha tradito le forme originarie; restano comunque da vedere la statua di San Michele e tre tele del Settecento da poco restaurate. Della chiesa di San Pietro Martire si conserva il ricordo del bel portale rinascimentale e gli intarsi marmorei del paliotto che decora l’altare barocco. Nella piazza su cui si affaccia la chiesa, si trova la fontana dedicata all’Estate, una copia della scultura che il francese Mathurin Moreau presentò all’Esposizione Universale di Parigi del 1855.
Infissi in alluminio e pavimentazione a coda di pavone non rendono giustizia al borgo, che può fare ancora molto per valorizzare la sua tipologia “ad avvolgimento totale”, la compattezza, cioè, del suo nucleo urbano all’interno dell’antica cinta muraria.